Bagnaia, così fanno i campioni: è un bis da olimpo, il 2023 è Pecco Authority

Nicola Liberti A cura di Nicola Liberti
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Valencia a due facce: teatro dei sogni per Bagnaia, un anno dopo le lacrime consacrate e cristallizzate in iride; città del peccato per Jorge Martin, quello di foga. Una stagione più tardi, nel contesto di un weekend pugilistico, per far proprio il titolo, scandito ad un round per angolo. L’affilato fattore mentale, introdotto nella contesa da tempo, rivela di per sé un’extra effort vano. La torcida iberica non sposta l’ago della contesa: l’uomo in rincorsa resta tale, sconfitto; Pecco si riconferma campione del mondo.

Complessità. D’avversari e fisiche, tecniche e gestionali. Pressioni. DI riconferma e d’inseguito, nel drama roulette Michelin. Condensato di ostacoli, miscela di avversità verso la vetta iridata. Autorità. Chiave unica di svolta plurima nella stagione. Caratteristica chiave per la riconferma, Bagnaia la incarna, crescendo ed evolvendo, sé stesso e la GP-23: il tutt’uno dei sogni ritorna, un anno dopo il primo tassello da masterclass di carriera.

MotoGP, Bagnaia - Ducati
MotoGP, Bagnaia – Ducati @Twitter

Chi vince… chi perde…

In un mondo scisso in due fazioni lungo l’arco dell’annata, cronache e narrazioni si incrociano, da un colore all’altro. “Chi vince festeggia, chi perde spiega“. In Pramac, un mese più tardi, il capo resta chino, volto alla ricerca di colpevoli nell’immaginario da giallo rievocato nel deserto qatariota. Complotti e iniquità, disparità factory-clienti, favori di sponsor e malcelati sorteggi ritoccati in rosso. Dal pilotare aizza folle ai piloti, unici reali fattori decisivi tra le disparate forze in campo. L’uno si piega a stigmate istrioniche troppo marcate, non contenute, vinto da autorità e gestione dell’altro. Vinti e vincitori, sconfitti e campioni: Valencia è inappellabile bilancia ultima delle reali forze in circuito, del premiato trend di stagione.

Narrazioni, ancora, quelle che vogliono un Bagnaia dai tratti troppo compassati, pesati, ragionatori. Visione malfidata. Caratteristiche umane e dell’animo travisate in carenze di estro, talento e rischi. Guizzi a rievocare memorie del passato glorioso della MotoGP non mancano ma, quando mal concretizzati, divengono ghigliottina per stroncare capacità di gestione, le stesse fruite come capi d’accusa per raschiarne brandelli di talento puro. Se a Martin si imputano mancanze di freddezza quando l’asfalto ribolle, talvolta su pneumatici ‘fallati’, e la posta in palio si fa grossa, non sono forse queste stesse spiccate doti ad aver reso Pecco campione? Termine da perdonare in un motomondiale odierno dove, fatto salvo l’approdante 8 volte iridato in Ducati, ognuno è tacciato di non poter esser tale, quasi a svilire totem dal passato al sol paragone.

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Il 2023 è Pecco Authority

Catalunya e vesti tramutate da inseguitore a uomo solo in fuga: dal 2022 al 2023 il mondo di Bagnaia è stravolto, le complessità sul cammino verso il traguardo notevolmente accresciute. Martin come frontman, outsider da alte file dello schieramento i proseliti: l’attacco al trono giunge su più fronti, preludio di un 2024 conteso tra sogno ed incubo sotto questo profilo. Assolo di Portimao e Grand Chelem d’Austria come picchi, lustro all’altare Ducati del Mugello come finestra d’assoluto estro motociclistico, Catalunya turning point tra tragedia mancata e superamento d’un trauma diluito dal quale rinascere e crescere, Misano come prova magna di tenacia a rievocare gesta avvolte tra i fasti di leggenda e mitologia del passato, Valencia, istanza ultima di una stagione culminata tra stoccate e marcature, capovolgimenti e insidie, mind game e prove di forza, ghiaia rivale e vittoria: highlights di un’annata che ha inciso sottopelle a Bagnaia i codici del campione, contornando un bis da olimpo, manifesto d’essenza Ducati. Il 2023 è assoluta Pecco Authority.

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