I cicli, nel calcio, sono l’arma principale di ogni società per lasciare un segno, per costruire qualcosa di duraturo e, per i club al vertice, per vincere e affermarsi. D’altra parte, non sempre i cicli portano al risultato sperato; a volte non possono funzionare, altre volte la fortuna non gira, altre ancora le tempistiche non coincidono. Spesso la gloria o la fine di un ciclo giungono con la giusta cautela, con i tifosi pronti e preparati ad accoglierle, ma non è il caso del calcio italiano. Con le panchine appese ai fili, è arrivato il primo arresto, in casa Roma, con José Mourinho che ha fatto le valigie, portando, inevitabilmente, a portare in superficie i tanti interrogativi che la Serie A nasconde.
Asse Roma-Milano, Mourinho allerta Pioli
Mournho out, De Rossi in, con il dubbio sul suo ruolo all’interno della Roma. Si tratta, infatti, dell’occasione per il campione del mondo 2006 di bruciare le tappe, ma, allo stesso tempo, il rischio che si dimostri alla fine dei conti un traghettatore non è da escludere. Difficile, infatti, pensare che la dirigenza giallorossa avrebbe optato per lui se l’addio con il portoghese fosse giunto a fine stagione, ma bisogna anche mettere in conto che le opportunità per salvare la stagione della Roma ci sono e passano dalla qualificazione in Champions League, mancata in questi anni da Mourinho, e per un’Europa League in cui la squadra è ancora in corsa.
Il caso della Capitale, però, invade la Serie A, con gli altri allenatori che ora hanno la lente di ingrandimento puntata addosso. Le società, infatti, cercheranno di non dover ricorrere alla stessa soluzione attuata in casa giallorossa e attueranno le valutazioni approfondite la prossima estate. Il rischio maggiore sembra correrlo Stefano Pioli, che, con tratti simili, sebbene in contesti differenti, rispetto a Mourinho, dopo lo scudetto ha portato a risultati a metà, che non hanno soddisfatto del tutto l’ambiente, ma che, allo stesso tempo, non possono essere considerati deludenti del tutto.
Ecco quindi che la dirigenza del Milan è chiamata a ragionare sul punto a cui il ciclo è giunto, se esso sia vicino alla fine, o meno, per poter, in caso, scegliere con l’adeguata calma il nuovo tecnico su cui puntare. I vari Thiago Motta, De Zerbi, Palladino e non solo, infatti, chiedono a gran voce per un’occasione in una big, ma perché arrivi, la chiamata deve giungere a fine stagione e non a campionato in corso come capitato a Roma.
Inzaghi tra gloria e baratro, Napoli alla ricerca
Sonni tranquilli, però, non li può dormire nemmeno Simone Inzaghi, che con la finale di Champions dello scorso anno ha allontanato tutti i dubbi sul suo operato. Quest’anno sembra quello giusto per portare finalmente lo scudetto ai nerazzurri, ma la Juventus non è così lontana. La calma di cui sta godendo l’ambiente, ad oggi, in caso di mancato successo in Serie A, potrebbe lasciar spazio ai dubbi, con la Champions che non è detto salvi la panchina e con la Coppa Italia che Inzaghi l’ha già dovuta salutare. A fine anno, poi, sarà anche il turno del Napoli di fare le valutazioni sul nuovo ciclo da costruire, così come anche le più “sicure” Juventus e Lazio potrebbero finire in discussione.
Sembra quindi vicino il terremoto in panchina in Serie A, ma, questa volta, con un ricambio generazionale che fino a qualche anno fa non era attuabile. Pioli, Mourinho, Inzaghi, ma anche Allegri, Sarri e Spalletti sono tutti nomi di tecnici che già godevano di risultati ad alti livelli, che già si erano fatti conoscere nelle panchine importanti, perché a bussare alla porta c’erano nomi troppo deboli in confronto. Oggi non è così e sono tanti i tecnici giovani e portatori di nuove idee che intrigano le big. Che sia l’alba di una nuova era del calcio italiano?