De Laurentiis, tra il dire e il fare

Parole e fatti, fatti e parole. Il ballo coinvolge Napoli e il suo presidente, Aurelio De Laurentiis, che da giugno scorso si è reso protagonista di scelte controverse - Garcia compreso

Luca Vano A cura di Luca Vano
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Più sono grossi, più fanno rumore quando cadono. Se fino a qualche stagione fa una sconfitta interna del Napoli con l’Empoli sarebbe stata digerita con meno amarezza, oggi quel tricolore sul petto amplifica i dolori di una squadra totalmente smarrita. Per scelte tattiche, cambi, turnover senza senso, l’intero Stadio Maradona sa benissimo su chi puntare il dito: Rudi Garcia.

L’ormai ex tecnico del Napoli è stato esautorato da De Laurentiis subito dopo il fischio finale, nell’istante esatto su cui il magistrale tiro di Kovalenko si è spento alle spalle di Gollini. Ora è tempo di riunioni, analisi e successore, il che reca con sé la possibilità di analizzare i tre mesi del tecnico francese sulla panchina dei Campioni d’Italia. Sebbene i problemi partano già nel giugno scorso.

Cristiano Giuntoli, dt Juventus
Cristiano Giuntoli, dt Juventus @livephotosport

De Laurentiis, da Giuntoli a Spalletti

Una serie di sfortunati – o meglio, scellerati – eventi ha portato il Napoli nella situazione in cui versa ora, a -10 dall’Inter capolista. A partire dall’addio di Spalletti, allenatore che ha riportato i partenopei sul tetto d’Italia. Aldilà del chi abbia voluto interrompere il matrimonio, ciò che ha scosso l’ambiente sono state le modalità. La soap opera messa in piedi è quanto di più teatrale e controproducente si potesse fare, con tanto di tira e molla sulla clausola quando per Spalletti si sono aperte le porte della Nazionale.

De Laurentiis ha sempre sostenuto di non voler trattenere nessuno controvoglia, dunque lo stesso discorso è valso per Cristiano Giuntoli. A detta del presidente, il dirigente oggi alla Juventus non vedeva l’ora di indossare i colori bianconeri già con la stagione passata in corso. Di contro, non sembrerebbe sopravvenuta – come nel caso Spalletti – alcuna offerta per tentare di convincerlo a restare.

Rudi Garcia
Rudi Garcia, Napoli @livephotosport

Lo chiamavano calciomercato

Con gli addii di Spalletti e Giuntoli, il Napoli ha perso e guadagnato allo stesso tempo. Perso due degli artefici del terzo scudetto, e guadagnato le prime pagine dei giornali con le dichiarazioni al veleno del proprio patron: “Giuntoli era in branda da 6 mesi, Kvaratskhelia non l’ha scoperto lui”. L’ennesimo pugno sulla scrivania di una gestione sana dal punto di vista finanziario, ma in continua ebollizione in termini di scelte tecniche e rapporto con i tifosi.

In particolare, ad oggi, è indubbio che il club non abbia sostenuto un calciomercato all’altezza del titolo conquistato e del terrore sportivo che ha somministrato a tutte le pretendenti soltanto un anno fa. Natan non è Kim, Cajuste per ora è un mistero e Lindstrom ha pagato più di tutti la gestione tecnica attuale. Troppo poco, nel complesso, che diventa ancor meno se si pensa alla gestione del caso Osimhen, tra Tik Tok e rinnovo in standby, e al peccato originale: la scelta di Rudi Garcia.

Garcia, il dire e il fare

L’allenatore del Napoli, dalla prima giornata al gol di Kovalenko, non ha mai convinto tutti. Anzi, a dire il vero, Garcia ne ha convinti progressivamente sempre meno. La decisione di puntare su di lui dopo le difficoltà degli ultimi anni in panchina e la parabola discendente presa in Arabia è stato un gesto, forse, di eccessiva sicurezza da parte di De Laurentiis che a rigor di logica pensava di trovare agilmente uno Spalletti-bis. Così, decisamente, non è stato.

Ad oggi, nella sconfinata distesa di supposizioni sul club azzurro, a stridere maggiormente sono le ambizioni teoriche in confronto alle evidenze dimostrate. In un’epoca in cui tutto è registrato e disponibile ai posteri, è arduo digerire per un tifoso il proclama di De Laurentiis in estate – “Abbiamo vinto e vinceremo ancora” – se poi le scelte tecniche non confermano tale assunto. Tra il dire e il fare c’è di mezzo un mare immenso. O, talvolta, soltanto qualche parola di troppo.

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