Il premio individuale più ambito dai calciatori non può che essere il Pallone d’Oro. Proprio nella serata di oggi 17 ottobre ci sarà la cerimonia di assegnazione, con il centravanti e capitano del Real Madrid Karim Benzema che si avvia verso il primo successo. Ma c’è un altro premio che un singolo giocatore sogna di ricevere. Stiamo parlando del Golden Foot, un riconoscimento che ti fa entrare nell’olimpo di questo sport. Ogni calciatore sogna di imprimere la propria impronta nella Promenade des Champions, una vera e propria walk of fame situata nella splendida Montecarlo con le impronte e gli autografi dei vincitori di tutte le edizioni. L’ultimo vincitore del Golden Foot è stato l’attaccante del Liverpool Mohamed Salah, mentre tra le leggende sono state premiate Paolo Maldini, Gabriele Oriali, Gunter Netzer, Kelly Smith e Dani Alves.
Quest’anno il Golden Foot celebrerà la sua ventesima edizione e la serata di Gala è in programma il 21 dicembre. La prima stella a brillare sotto il cielo di Montecarlo fu il nostro Roberto Baggio, premiato nel lontano 2003. Uno dei più grandi giocatori della storia del calcio italiano e mondiale. Il Divin Codino ha illuminato i terreni di gioco di tutto il mondo tra gli anni ottanta ed i primi anni duemila. Ma, come ogni anno, anche nella prima edizione fu assegnato il Golden Foot Legends Award. Tra le leggende che nella prima edizione hanno lasciato la loro impronta nella Promenade des Champions spicca il nome di Diego Armando Maradona, per molti il più forte di sempre. Affianco al campione argentino, però, c’è anche il primo Pallone d’Oro italiano Gianni Rivera.
Golden Foot, Roberto Baggio: dal Lanerossi Vicenza al Pallone d’Oro
La prima squadra in cui fu possibile ammirare il talento cristallino di Roberto Baggio è stata il Lanerossi Vicenza. L’attaccante italiano esordì in Serie C nella stagione 1983/1984, rimanendo nella formazione vicentina fino alla stagione successiva disputata in Serie B. In quell’anno il Divin Codino subì il primo grande infortunio della sua carriera. Pochi giorni prima Baggio aveva firmato il nuovo contratto con la Fiorentina. Dopo la rottura del legamento crociato anteriore e del menisco, il vincitore della prima edizione del Golden Foot tornò in campo nel 1986, ma fu costretto a fermarsi ancora per una lesione al ginocchio. La prima grande stagione di Baggio fu quella sotto la gestione di Sven Goran Eriksson, con il vicentino che realizzò ben quindici reti. Con la Fiorentina raggiungerà anche la finale di Coppa UEFA, persa però contro la Juventus. Quella sarà la sua ultima gara con la maglia della Viola, dato che la Vecchia Signora decise di acquistare il fuoriclasse italiano.
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Un trasferimento che fece infuriare i tifosi della Fiorentina, che lo videro come un vero e proprio tradimento. Nella prima sfida contro la sua ex squadra a Firenze, Roberto Baggio si rifiutò di tirare un calcio di rigore. L’avventura con la maglia della Juventus iniziò con la sconfitta per 5-1 nella Supercoppa italiana contro il Napoli, dove il Divin Codino realizzò la prima rete in bianconero. La stagione migliore del primo ad entrare nella Promenade des Champions nel 2003 è quella 1992/1993 con ben 21 reti messe a segno. Con la fascia di capitano al braccio, Baggio portò la Juventus alla conquista della Coppa UEFA, realizzando una doppietta nella finale di andata contro il Borussia Dortmund. L’annata meravigliosa disputata da talento italiano gli permise di conquistare il suo primo ed unico Pallone d’Oro nel 1993. Baggio fu protagonista anche nella stagione successiva, ma per la conquista del Pallone d’Oro dovette arrendersi a Hristo Stoickov. Chiuderà la sua avventura in bianconero vincendo uno Scudetto, una Coppa Italia ed una Coppa UEFA.
Golden Foot, Roberto Baggio: i complicati anni di Milano
Corteggiato da entrambe le milanesi, nel 1995 Roberto Baggio decise di passare dalla Juventus al Milan, nonostante l’offerta migliore messa sul piatto dall’Inter. Ad inizio stagione è stato tra i protagonisti, ma col passare del tempo Fabio Capello lo impiegherà sempre meno. La prima stagione con la maglia rossonera si concluse con la vittoria del campionato. L’anno successivo fu complicato per il Divin Codino, che trovò sempre meno spazio con l’arrivo in panchina di Arrigo Sacchi. Il rapporto tra il primo vincitore del Golden Foot e il tecnico si portava dietro delle scorie risalenti al periodo di Sacchi sulla panchina della Nazionale. Uno scontento Baggio decise di lasciare il Milan quando tornò in panchina Capello e passò al Bologna. L’obiettivo era quello di trovare continuità per conquistare un posto tra i convocati al Mondiale del 1998.
Grazie all’annata trascorsa sotto le Due Torri, Roberto Baggio riuscì a conquistare la convocazione con l’Italia. Tuttavia anche la stagione con la maglia del Bologna fu tormentata dai rapporti negativi con il tecnico Renzo Ulivieri, che non lo voleva in squadra. Il vincitore del Golden Foot nel 2003 lo accuserà di essere invidioso della sua fama. Così alla fine il Divin Codino approdò all’Inter, ma i due anni trascorsi in nerazzurro non furono positivi. Nella prima stagione diversi guai fisici lo condizionarono, mentre nella seconda furono ancora i problemi con l’allenatore a limitarne l’impiego. In questo caso i diverbi furono con Marcello Lippi, che lo considerava la sesta scelta di un reparto offensivo ben nutrito. Per questo motivo, dopo soli due anni, Baggio decise di lasciare l’Inter da svincolato.
Golden Foot, Roberto Baggio: il ritiro con la maglia del Brescia
Gli ultimi quattro anni di carriera di Roberto Baggio furono con la maglia del Brescia, di cui divenne da subito il capitano. Nella sua prima stagione sotto la guida di Carlo Mazzone il Divin Codino realizzò dieci reti, portando la squadra all’ottavo posto. Il Brescia conquistò l’accesso alla Coppa Intertoto, persa in finale l’anno dopo contro il PSG. La stagione successiva fu condizionato da un altro infortunio, ma l’attaccante italiano tornò in tempo per salvare dalla retrocessione le Rondinelle. Ma questo non fu sufficiente per ottenere la convocazione di Giovanni Trapattoni per il Mondiale del 2002. Proprio con la maglia del Brescia, Baggio vinse la prima edizione del Golden Foot nel 2003. Il Divin Codino si ritirò nel 2004, lasciando la Serie A con ben 205 reti messe a segno. Il Brescia decise di ritirare la maglia numero dieci come segno di riconoscenza nei confronti di uno dei più grandi giocatori di sempre.
Golden Foot, Legends Award: da Maradona a Rivera
Come ogni anno, oltre al classico Golden Foot viene assegnato anche il Golden Foot Legends Award, riservato appunto alla leggende del mondo del calcio. Nell’edizione inaugurale del 2003, fu un fuoriclasse come Diego Armando Maradona ad entrare nella Promenade des Champions. Non servono presentazioni per uno dei più grandi, se non il più grande, giocatore ad aver calcato il rettangolo verde. Leggenda del Barcellona e del Napoli, fu il protagonista del vittoria del campionato italiano da parte della formazione partenopea. El Pibe de Oro ha fatto anche esultare di gioia un paese intero, portando l’Argentina sul tetto del mondo nel 1986. Insieme a Maradona, fu premiato un altro grande campione del calibro di Eusebio. Il portoghese, Pallone d’Oro nel 1965, è stato un’icona del Benfica con cui ha vinto la Coppa dei Campioni nel 1962. Vero e proprio bomber di razza, Eusebio conta 638 reti in 614 partite ed è stato il primo vincitore della Scarpa d’Oro nel 1958.
Roberto Baggio non è stato l’unico italiano ad illuminare la serata di Montercarlo nel 2003. Tra le leggende premiate nella prima edizione del Golden Foot c’è stato anche Gianni Rivera. Colui che fu il primo giocatore del nostro paese ad aggiudicarsi il Pallone d’Oro nel 1969. Il centravanti di Alessandria è stato il simbolo del Milan per 19 stagioni, conquistando numerosi trofei, tra cui tre Scudetti e due Coppe dei Campioni. Rivera è stato anche protagonista con la Nazionale italiana, con cui ha partecipato a quattro edizioni consecutive dei Mondiali. L’ultimo nome a diventare eterno nella Promenade des Champions è stato quello di Just Fontaine, forse meno conosciuto tra gli altri. Il francese, originario del Marocco, ha trascorso la maggior parte della sua carriera in patria, dove con la maglia del Reims ha conquistato tre campionati francesi ed una Coppa di Francia. Fontaine è ricordato soprattutto per l’exploit nel Mondiale disputato in Svezia nel 1958, dove si laureò capocannoniere. L’attaccante francese segnò ben 13 reti in sei partite, stabilendo il record di goal realizzati in una singola edizione della Coppa del Mondo.