In casa Roma ha preso il via l’era post-Mourinho, dopo una rottura inevitabile, col senno del poi, ma che, allo stesso tempo, ha scosso l’ambiente. De Rossi il primo volto nuovo, almeno per quanto riguarda la panchina, chiamato sì a voltare pagina, da un lato, ma senza poter modificare l’eredità del portoghese. La grande occasione per effettuare il salto decisivo nella sua nuova veste da mister passa, infatti, dal riuscire a far funzionare una squadra costruita per lo Special One, meglio dello Special One stesso.
Il baricentro la prima intuizione
Il 4-3-2-1, che strizza l’occhio ad un 4-2-3-1, da cui ha scelto di ripartire De Rossi indica la prima spaccatura netta con Mourinho. Un modulo che, a primo impatto, sembra semplicemente dato da un diverso approccio dei mister a livello di gioco, ma che in realtà cela un bisogno che agli occhi dei più attenti era evidente da tempo: la Roma di oggi ha la necessità di attaccare.
Vuoi, infatti, per i problemi difensivi, vuoi per il centrocampo più quantitativo che qualitativo, il baricentro della squadra, almeno in fase di possesso, deve essere mantenuto più alto rispetto a quanto non facesse il portoghese. Ecco, quindi, che dal centrocampo la palla passa alla linea di trequarti, con un Pellegrini libero di avanzare e costruire, grazie anche al supporto più avanzato di Paulo Dybala, con cui può finalmente coesistere.
Tutto o niente
L’intuizione c’è, la sua efficacia sarà svelata solo col passare del tempo. Certo è che se il compito dovesse andare il porto, il futuro di De Rossi potrebbe cambiare definitivamente, così come i piani dei Friedkin. Difficile, infatti, che la proprietà della Roma non stia ragionando su nomi più rodati rispetto all’ex capitano per fine stagione, con Thiago Motta e Farioli in prima linea, ma, allo stesso tempo, è anche vero che le risorse sul mercato nelle ultime sessioni non hanno sorriso.
Ecco, quindi, che se De Rossi dovesse rivelarsi in grado di far sua la squadra già esistente, non solo da traghettatore insinuerebbe il dubbio sulla sua riconferma, ma supererebbe anche gli altri candidati, sia per la pregressa conoscenza dell’ambiente, sia per le minori richieste in termini di acquisti e cessioni, sia, soprattutto, per un ciclo che non dovrebbe partire da zero, ma avrebbe già alcuni mesi di esperienza.
Tirando le somme, quella che ha oggi in mano De Rossi è un’arma potente, ma difficilmente maneggevole. Cadere è l’opzione più quotata, ma, forse, il fatto stesso che abbia accettato la panchina in una situazione complicata indica che qualche idea e asso nella manica lo ha e che, come ha dimostrato la sfida contro il Verona, è pronto a dare il tutto per tutto.