“Si vive di più andando cinque minuti al massimo su una moto come questa, di quanto non faccia certa gente in una vita intera”. Marco Simoncelli 1987-2011
L’epopea della moto, lo sport come liberazione
Quante volte nella nostra vita abbiamo pianto, sofferto o esultato dalla gioia per un evento sportivo? Quante volte nella nostra esistenza ci siamo impersonificati col pensiero nel corpo dei nostri idoli, combattendo e lottando al loro fianco? E ancora, quante volte lo sport in generale (vissuto in prima persona o non) ci ha fatto provare emozioni tali per le quali ne è valsa la pena attendere? Ma cos’è effettivamente lo sport, se non quel qualcosa capace di spezzare la monotonia della vita quotidiana, di regalare emozioni, di trasformare la nostra condizione terrena in ancestrale anche solo per pochi istanti. Bene, oggi cercheremo di raccontare la storia e le emozioni di uno degli sport più blasonati e suggestivi che il genere umano sia mai stato in grado di coniare: il motociclismo. Dal 1949’ ai giorni d’oggi, dai piloti divenuti leggenda alle rivalità che hanno segnato un epoca.
“Ultimo giro, con Lorenzo davanti e Rossi dietro! Attenzione! Attenzione, insieme tutta la gara! Attenzione, le due Yamaha! A casa di Lorenzo ci prova Valentino! Questa staccata passa indenne, con Lorenzo davanti, e Rossi dietro sta più stretto! Dà gas, c’è ancora una staccata che è cruciale, in fondo al rettilinetto! Aspetta un attimo! Salita, poi destra e in fondo al prossimo rettilinetto! Devi marcargli la coda! Dai Valentino, addosso! Addosso! Qua in fondo! Addosso, allunga Lorenzo! Addosso, è stato bravo a proteggere la staccata Lorenzo! Oh mamma mia, mamma mia, mamma mia… esterno! E adesso è dura, adesso è dura, vediamo dove si può inventare qualcosa… adesso è durissima, quasi impossibile, durissima, durissima! Sono insieme, è durissima! È durissima adesso! È durissima, Lorenzo davanti e Rossi dietro! Non c’è spazio qui, bravi! Ce la fa! È entrato, non ci credo! Non ci posso credere… cos’ha fatto, non ci posso credere, grande! Bravo! Rossi c’è! Rossi c’è!“ Telecronaca di Guido Meda. Ultimo giro del GP di Spagna (Catalogna) 2009, sorpasso decisivo di Rossi su Lorenzo all’ultima curva
L’epopea della Moto, la classe 500
L’anno di nascita del Motomondiale è il 1949, quando, in un Europa che usciva in grande spolvero dalle rovine della Seconda Guerra Mondiale, venne ufficialmente istituita la Federazione Internazionale di Motociclismo. La FIM per l’appunto, non esitò ad imbastire nello stesso periodo il primo campionato per le classi 125, 250, 350 e 500 centimetri cubici, con il primo Gran Premio che si tenne sul percorso dell’isola di Man. Ad assicurarsi quel mondiale (colmo di irregolarità tecniche e con pochi Gran Premi all’attivo) fu Leslie Graham, un ex pilota di aerei bombardieri britannico: quasi un’eccezione visto lo strapotere italiano che avrebbe permeato la competizione negli anni a venire. Delle prime 26 edizioni del Campionato classe 500, infatti, furono ben 24 quelle vinte da bolidi fabbricati nel Bel Paese. E se si pensa a quel determinato periodo delle due ruote, la memoria sportiva non può che andare a pescare un nome ed un cognome soltanto: quello di Giacomo Agostini. Vincitore di 15 campionati mondiali. Agostini è il pilota più titolato nella storia del motomondiale. Legenda assoluta dello sport in generale, paragonabile soltanto ad altri miti della sua generazione, che hanno fatto del proprio talento uno scettro col quale domare gli avversari in ogni campo e situazione. Sul fronte costruttori invece, le storiche MV Agusta e Gilera rimangono ancora oggi un orgoglio della pagina tricolore del motorsport. Sicuramente un ottimo spunto di ispirazione, per le nipponiche Yamaha, Honda e Suzuki, destinate a soppiantare le scuderie italiane (spesso a gestione familiare) e contendersi il trono. L’egemonia del Sol Levante cominciata nel 1975, con la vittoria del team di Iwata, si protrasse per un lasso di tempo agli occhi di molti interminabile. Dal Mondiale 1975’, fino all’ultimo GP della classe 500’ (disputatosi nel 2001), non un singolo campionato vide infatti trionfare un centauro che non brandisse una Moto prodotta nell’isola giapponese. Un dominio cominciato proprio con Agostini (chi si assicurò il suo ultimo titolo a bordo della Yamaha), e che non ebbe difficoltà a continuare anche con la nascita della MotoGP nel 2002, prima di essere momentaneamente interrotto da Casey Stoner e la sua Ducati quattro anni più tardi.
L’epopea della Moto, la MotoGP
La nascita delle televisioni, la presenza dei primi sponsor e la crescente popolarità dei piloti, fece accrescere (e non poco) la popolarità dello sport nel nuovo millennio. Gli albori degli anni 2000 portarono in serbo grandi cambiamenti a livello tecnico e non. Nel 2002 la top class del motomondiale venne infatti rinominata “MotoGP” e con essa la cilindrata delle moto salì fino a 990cc, forte dell’introduzione dei motori a 4 tempi. Sarebbe ridondante sottolineare chi fu il centauro a marchiare a fuoco quest’epoca di cambiamenti, da molti appassionati rammentata come la più gloriosa della competizione. Colui il quale porta il cognome più comune d’Italia, e che più di tutti ha avuto forse il pregio di far sembrare proprio “comune” qualcosa che con la normalità non aveva niente a che fare. Nonostante il suo ritiro, Valentino Rossi rimane ancora oggi per fama e per gloria il massimo esponente di questo sport. L’unico pilota nella storia del motomondiale ad aver vinto il titolo in quattro classi differenti: 125 (1), 250 (1), 500 (1) e MotoGP (6). Sempre rigorosamente a bordo di moto giapponesi, il classe 79’ di Tavullia guidò il passaggio dalla classe 500 alla MotoGp, perpetrando il dominio nipponico anche nella nuova era. Di VR46, si ricordano le vittorie e i trofei certo, ma anche le rivalità: come quelle con Biaggi, Capirossi, Lorenzo e Stoner (come anticipato, il primo a trionfare nuovamente con una moto italiana). Le ultime grandi rivoluzioni tecniche invece, e con esse l’inizio della parabola discendente targata Rossi, si avranno nel 2012 e nel 2016 (potenziamento della cilindrata prima e introduzione di pneumatici Michelin poi). In contemporanea il mondo dei centauri vedrà ergersi un altro grande pilota, rivale ed erede al trono proprio di Valentino: El cabroncito di Cervera, Marc Marquez.
L’epopea della Moto, il futuro delle due ruote
Dopo una narrazione a sommi capi della gloriosa storia di questo sport sorge spontaneo dunque chiedersi quale sia il futuro della massima categoria di moto da corsa su circuito definita dalla Federazione Internazionale di Motociclismo. Con Marquez fuori dai giochi a causa del brutto infortunio all’omero, accusato quasi tre anni fa, si è aperta una nuova lotta alla corona contesa da una generazione di piloti, sempre più social e sempre più star. Nel 2020 il titolo se l’è aggiudicato Joan Mir, premiato più dalla costanza che dalle prestazioni in pista, mentre nel 2021 il premio è ritornato in Francia sotto le carene di Fabio Quartararo. Agli occhi di molti, proprio El Diablo rappresenta l’unico del paddock in possesso delle capacità necessarie per aprire un nuovo ciclo. Questo, mentre si attende il ritorno di Marquez, così come quello di una Ducati che da anni sfiora (ma mai conquista) la vetta della classifica iridata. In ogni caso, a prescindere da cosa coltiverà il futuro di questi bolidi, non mancherà l’affetto e la passione dei tifosi: pronti ad emozionarsi ancora e ancora dinnanzi ad uno degli spettacoli più grandiosi che solo lo sport poteva regalarci: il Motomondiale.