📺 Serie A e diritti tv, il confronto con l’Europa: la Premier League fa un altro sport

La Serie A ha da poco siglato il nuovo accordo per la distribuzione dei diritti tv nel prossimo quinquennio, portando con se più di qualche polemica: ma qual è la situazione nel resto d'Europa? Il confronto con la Premier League è impietoso

Lorenzo Zucchiatti A cura di Lorenzo Zucchiatti
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Il complesso di inferiorità che il calcio italiano ha sviluppato nei confronti degli altri campionati d’Europa è un tema ricorrente che ha preso piede anno dopo anno, sfociando anche in pensieri un filo eccessivi. Dal punto di vista sportivo la Serie A dimostra di tenere il passo e di competere tanto per appetibilità quanto per risultati, anche se, è giusto sottolinearlo, ci sono campi in cui la nostra Lega è ancora dietro anni luce.

È il caso dei diritti tv, uno dei ricavi più importanti sul quale i club possono contare e che spostano decisamente gli equilibri della potenza che poi possono sprigionare sul mercato, calcistico e non. Da questo punto di vista, la Serie A prova a sostenere il confronto con l’Europa, o almeno in parte, visto che la Premier League fa letteralmente un altro sport. Qual è dunque la situazione dei diritti tv in Italia e quali le prospettive future? Il gap con l’Inghilterra sarà mai colmabile?

Sky e Dazn ancora insieme

Per avere un quadro completo dell’attuale scenario e passare poi al paragone con la Premier League, è d’uopo ricordare come stanno le cose adesso e cosa ci aspetta nei prossimi anni. Ciò che è noto ai più è che Sky e Dazn proseguiranno insieme anche per il quinquennio 2024-2029, dopo che a fine ottobre è stato trovato il nuovo accordo tra club e i due broadcaster sull’offerta per i diritti tv.

Dazn
Dazn @Twitter

Base di 900 milioni a stagione, destinati però a salire grazie al revenue sharing garantito da Dazn, che metterà a disposizione della società il 50% dei ricavi totali una volta superata la quota di 750 milioni d’incasso. Ciò si tradurrebbe in almeno altri 60 milioni nelle casse dei club, uniti a 47 milioni di costi tecnici come somma totale. Alla piattaforma streaming 7 gare di Serie A di ogni weekend in esclusiva e 3 in co-esclusiva con Sky.

L’offerta per i diritti tv è passata con una netta maggioranza: 17 voti favorevoli, 2 contrari (Salernitana e Cagliari), e 1 astenuto. Quest’ultimo è il Napoli, con De Laurentiis che, al momento della votazione, ha lasciato l’aula tornando poi in conferenza stampa con una vena polemica molto accesa. Questo tema infatti sta sollevando dibattiti continui proprio per l’impietoso confronto con Premier League ed Europa, e il numero uno dei partenopei è in prima linea in questa battaglia.

Furia De Laurentiis: dal canale della Lega alla polemica con Dazn e Sky

La furia di De Laurentiis sulla questione diritti tv sfocia ormai in maniera costante, a cominciare appunto dal giorno della votazione di fine ottobre: “È una sconfitta per il calcio italiano. Con questa scelta il calcio morirà. Dazn secondo me non è competente, non fa bene al calcio italiano così come non lo fa Sky. I miei compagni in Lega amano essere operativi passivamente, ma io detesto operare in quel modo. Fare un accordo per 5 anni è una stupidaggine, e le modalità di ripresa del nostro calcio fanno ridere”.

Questi alcuni passaggi dell’ intervento di De Laurentiis nell’allora conferenza stampa che, in alternativa all’offerta di Dazn e Sky, proponeva la creazione di un canale della Lega che rendesse gratuita al pubblico la fruizione delle partite di Serie A. Un progetto che non ha convinto l’ad della Lega De Siervo e le altre società italiane. La tensione con i due broadcaster si è poi trascinata in alcuni episodi di poche settimane fa.

Dopo la partita vinta 2-1 dal Napoli contro la Juventus (3 marzo), De Laurentiis aveva dichiarato:Abbiamo chiuso con Dazn, da oggi parleremo solo con Sky e la Rai”, probabilmente infastidito, come anche da testimonianza video, dalle telecamere che dovevano entrare negli spogliatoi per le riprese pre partita. Con Sky poi l’episodio in quel di Barcellona, con il presidente degli azzurri che porta via di peso Politano dall’intervista durante la ricognizione in campo, reo di parlare con Ugolini invece che con Di Marzio. Un clima poco sereno, ma quello dei diritti tv è un tema destinato nuovamente ad infiammare il dibattito.

Ricavi da diritti tv in Serie A: Inter in testa nel 2022/23

Questo dunque per quanto riguarda la stretta attualità, lo scenario dei prossimi 5 anni e le polemiche legate a tali scelte. Ma come funziona il sistema di ricavi da diritti tv in Serie A? Il 50% viene diviso in parti uguali, che porta nelle casse di ogni club un minimo di 24,5 milioni di euro, mentre il resto viene ridistribuito sulla base di una serie di fattori che vanno dal radicamento sociale (20%) ai risultati ottenuti sul campo (30%).

Le percentuali di tali varianti sono più o meno ampie: l’8% dall’audience media, il 12% da biglietti e abbonamenti certificati SIAE, il 5% dai risultati storici ottenuti dal club, il 10% dal posizionamento negli ultimi 5 campionati, il 12% dalla classifica dell’ultima Serie A e il 3% dai punti conquistati nell’ultima stagione. Il tutto pagato dunque con il pacchetto da 900 milioni a stagione garantito da Dazn e Sky.

Ricavi da diritti tv Serie A 2022/2023
Ricavi da diritti tv Serie A 2022/23 (Fonte: Calcio e Finanza)

Fatta tale doverosa ed utile spiegazione, possiamo constatare dalla tabella che nella stagione 2022/23 a chiudere in testa è stata l’Inter, con ricavi pari ad 87 milioni di euro, seguita sugli altri due gradini del podio da Milan (80,2) e Napoli (79,2). Due delle squadre attualmente non più militanti in Serie A, Spezia e Cremonese, chiudono tale classifica, rispettivamente con 30,2 e 29,7 milioni. Il confronto coi diritti tv della Premier League è però qualcosa che mette i brividi.

Premier inarrivabile: il Southampton guadagna il 39% in più dell’Inter

Che l’Inghilterra fosse una spanna sopra tutti era cosa nota, ma dando uno sguardo ai dati notiamo che la Premier League è già di fatto una Superlega inarrivabile per tutti gli altri. Se in Italia, come detto, i ricavi garantiti da Dazn e Sky saranno di 900 milioni a stagione (per 5 anni) più il revenue sharing del 50%, oltremanica la cifra è di 1,844 miliardi di euro all’anno, destinati a salire a 1,95 dal 2025/26.

Un accordo quadriennale raggiunto dai club con Sky Sports e TNT Sports che garantirà un incasso di 7,8 miliardi di euro, con un aumento del 4% rispetto alla cifre correnti. Numeri impressionanti da far venire il capogiro a Serie A e resto d’Europa, e la cosa è ancora più evidente guardando alle singole squadre. Il Manchester City guida la classifica del 2022/23 con 206 milioni di ricavi, più di Inter e Milan (le prime due in Italia) messe insieme, seguito da Arsenal (201,3) e Newcastle (192,1).

Ricavi da diritti tv Premier League 2022/23
Ricavi da diritti tv Premier League 2022/23 (Fonte: Calcio e Finanza)

Il dato più shoccante però lo si consta dando un’occhiata al fondo della graduatoria: il Southampton, ultima in classifica tanto in campionato quanto nei ricavi da diritti tv nella scorsa stagione, ha incassato 121,1 milioni di euro, mentre l’Inter in testa in Italia ne ha fatti registrare 87. Il sunto è semplice: l’ultima della Premier League ha guadagnato il 39% in più della prima della Serie A, con ben 34,1 milioni di differenza.

Se già solo dalla parte fissa per i diritti tv internazionali (56 milioni), escludendo dunque la fetta derivante dal campionato, dal numero di partite trasmesse e dai risultati sportivi, i club inglesi hanno ricavato nell’ultima stagione più di 13 squadre su 20 della Serie A, è evidente come la Premier League pratichi uno sport diverso rispetto al resto d’Europa. Il fatturato, tanto caro a Sarri e non solo in varie interviste, non sarà tutto, ma spiega molto della forza e diversa appetibilità di tale campionato rispetto agli altri.

LaLiga e Serie A a confronto: Real Madrid, Barcellona e Atletico pesano

Della Premier League abbiamo parlato, e il distacco con gli altri campionati d’Europa è ampio. Al secondo posto c’è LaLiga, che si difende comunque bene in termini di risorse garantite ai club dai diritti tv. Nel 2022/23 sono stati 1,374 miliardi di euro i ricavi complessivi che le squadre spagnole hanno visto distribuiti nelle loro casse, con una differenza di circa 350 milioni rispetto alla Serie A.

Una cifra non banale ed è facilmente immaginabile come a pesare siano Real Madrid, Barcellona e Atletico: le prime due, rispettivamente con 161,2 e 160,5 milioni, sono le uniche a provare a tenere testa alla Premier League, con i Colchoneros ad inseguire con 119 milioni. L’Inter si posizionerebbe 4ª nella classifica de LaLiga mettendosi alle spalle i vari Siviglia (82,3), Betis (70,1), Valencia (66,8) e così via.

Real Madrid, esultanza
Real Madrid, esultanza @livephotosport

Emblematico del confronto tra Serie A e campionato spagnolo è il fondo della classifica: l’ultima della graduatoria del 2022/23, ovvero il Maiorca, ha ricevuto in termini di diritti tv 44,5 milioni: sono ben 11 le squadre del massimo campionato italiano che hanno guadagnato di meno, a testimoniare ancora una volta la differenza che il Bel Paese subisce rispetto al resto d’Europa in questo importante dato.

Bundesliga, no al revenue sharing

Quale invece la situazione in Germania e Francia? Con 1,079 miliardi all’anno garantiti ai club, la Bundesliga è leggermente sopra la Serie A, e posto che tale accordo scade con la stagione 2024/25, è tempo di trattative per il prossimo bando. In attesa che l’antitrust si pronunci sulla rimozione della “no single buyer rule”, norma che vieta di vendere i diritti tv ad un singolo broadcaster, i colloqui sono iniziati, con un mantra ben stampato nella testa: il no al revenue sharing.

Tale soluzione adottata dalla Serie A per il prossimo quinquennio, che prevede, oltre alla quota fissa di 900 milioni, il 50% sui ricavi una volta superati i 750 milioni di guadagno, non è gradita alla Lega calcio tedesca (DFL), impegnata nella sfida non semplice, viste le condizioni del mercato, di mantenere i 1,1 miliardi a stagione per i club di Bundesliga.

Per farlo servono ricavi garantiti, in modo tale che le società possano pianificare i loro bilanci in base ai diritti tv di ogni anno, o almeno così sostiene l’ad della DFL Steffen Merkel alla Bild: “Se inserisci componenti dipendenti dalle vendite in un contratto le offerte per i pacchetti non sono più comparabili l’uno all’altro. Se un emittente offre 100 milioni più il 50% dei ricavi da abbonamenti, e un’altra 120 con il 20% abbiamo un problema a comparare le due proposte”.

Ligue 1 distante: l’addio di Mbappé avrà un peso

Se comparando la Serie A alla Premier League potevamo constatare una differenza destinata a perdurare nel tempo e a creare uno squilibrio importante, ancora più distante è la Ligue 1. Appena 580 milioni all’anno derivanti dai diritti tv per i club di prima divisione, con scadenza nel 2024/25 ed una gara d’appalto per il prossimo ciclo che stenta a decollare.

Kylian Mbappé, PSG
Kylian Mbappé, PSG @livephotosport

Decisamente le cifre più basse dei 5 maggiori campionati d’Europa, e nonostante la Professional Football League puntasse al miliardo, le partenze dei vari Neymar, Messi e compagnia hanno scoraggiato gli interessati a presentare offerte sostanziose. L’addio annunciato di Mbappé non farà che peggiorare tale situazione, ed è lo stesso esperto Pierre Maes, a BFM TV a confermare un timore diffuso.

“Nelle trattative over-the-counter questo dà argomenti alle emittenti. Potremmo ritrovarci in un circolo vizioso. Un calo dei diritti tv fa si che i club non riescano più a competere efficacemente con altri club europei. Le entrate generate diminuiscono, come i diritti tv”. Un terzo delle entrate della squadre di Ligue 1 è generato da ciò, e va da se che la situazione sia seria. La Serie A non sarà al livello della Premier League e, forse, mai lo sarà, ma c’è chi arranca sul serio.

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