Torino, Gleison Bremer impeto e passione: il gigante granata che vede l’Europa

Lorenzo Bosca A cura di Lorenzo Bosca
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23 partite, 2 gol, 1 assist e una media voto tendente al 7. Non servono altre statistiche per incorniciare l’incredibile stagione di Gleison Bremer con la maglia del Torino, quando mancano ancora 12 incontri al termine del campionato. Forte fisicamente, abile nel gioco aereo e dotato di un eccezionale senso della posizione, il brasiliano troneggia nella speciale classifica per palloni recuperati in Serie A (205). Se a tutto ciò sommiamo un innato “vizio” per il gol (12 in 100 gare in granata), ecco che emerge la sintesi di un campione, completo in ogni dove e senza dubbio uno dei migliori a livello europeo nel suo ruolo. Allontanandoci poi dalle caratteristiche fisiche: l’umiltà, la cultura del lavoro e lo spirito di sacrificio (in gran parte legate alle sue radici) costituiscono una componente nodale nel ricco bagaglio calcistico del giocatore.

Dalle stalle alle stelle: i sacrifici e l’exploit 

“Sono partito dallo stato di Bahia, dove mio padre aveva una fattoria. Da ragazzino lavoravo tanto per dargli una mano, anche badando agli animali che allevava: vitelli, mucche, maiali. Lui non mi ha mai fatto mancare niente e se oggi sono qui è merito suo”. Ai microfoni di Andersinho Marques, nel non lontano 2019 Gleison Bremer raccontava l’incipit della sua carriera calcistica e non. Le umili origini, l’adolescenza difficile e i numerosi provini (non tutti proficui) nelle diverse formazioni dilettantistiche di San Paolo: Desportivo Brasil prima e la stessa San Paolo dopo. Infine, il salto di qualità definitivo col trasferimento all’Atletico Mineiro dove si è messo in mostra in un anno e mezzo trascorso a cavallo tra Under 20 e prima squadra.

Nel luglio del 2018 è poi arrivata la chiamata del Torino: “L’inserimento in gruppo non è stato facile perché non conoscevo l’italiano, ma mi aiutò molto il secondo portiere, Ichazo, che mi faceva da interprete. Per molto tempo non ho giocato. Non ero certo contento, ma Mazzarri mi ha sempre detto di pensare ad imparare la lingua e la tattica, perché il calcio brasiliano e quello italiano sono molto diversi”. I piemontesi si sono assicurati il cartellino del classe 97’ per appena 5,5 milioni di euro (oggi il suo valore è quintuplicato) andando così a congiungersi nella rosa allora allenata da Walter Mazzarri. Col tecnico di San Vincenzo i granata in quell’occasione raggiungeranno anche il 7° posto in classifica e dunque la qualificazione ai preliminari di Europa League, salvo essere poi eliminati dal Wolverhampton

Victor Osimhen (Napoli) Gleison Bremer (Torino) @Image Sport
Victor Osimhen (Napoli) Gleison Bremer (Torino) @Image Sport

Il salto di qualità sotto la guida Juric

“Con Mazzarri è stato un anno straordinario. Il gruppo era bello, c’era anche tempo per lavorare.” Che sia chiaro, le capacità e la classe di Bremer a Torino non sono mai state messe in discussione, vero è però, che dopo l’anno mazzarriano la stella sudamericana è stata più volte offuscata dalla parabola negativa nella quale è scivolato il team di via Arcivescovado: “Quando Mazzarri è andato via, sono cambiato un po’ di cose. Con Longo non c’era tempo per lavorare. E’ stata dura e difficile gestire le situazioni”. Spesso e volentieri l’unico “a salvarsi” ha paradossalmente trascinato il club piemontese verso una difficile quanto travagliata salvezza, aspettando quietamente tempi migliori. Attesa ripagata dall’avvento sulla panchina granata di Ivan Juric, allenatore amante dei calciatori erculei come il brasiliano e vero valorizzatore dei giovani talenti: “Adesso c’è un bravo allenatore che per una squadra è molto importante. Anche per le nostre caratteristiche ci vuole un allenatore come Juric. Siamo una squadra fisica che si adatta bene a ciò che il tecnico chiede”. Non c’è da stupirsi infatti se il centrale si sia ambientato alla perfezione nella più tipica delle difese a tre del mister ex Verona, dove è riuscito con maestria (e grande clamore giornalistico) a collezionare ottime apparizioni ed annientare “predatori” quali Dusan Vlahovic, Gianluca Scamacca o Giovanni Simeone.

Vlahovic e Bremer, Juventus-Torino

Piedi per terra sognando la Champions: mezza Europa vuole il brasiliano 

Per le logiche e il naturale svolgimento del calciomercato è usuale che un giocatore che ottiene risultati brillanti (specialmente in un club di modeste dimensioni) attiri su di sé gli occhi e i riflettori delle big del calcio mondiale. Come Robin Williams nella scena cult dell’Attimo Fuggente, Gleison Bremer è salito con entrambi i piedi sulla cattedra, in questo caso quella del mercato calcistico internazionale. “Sono un giocatore ambizioso, vorrei un giorno giocare la Champions League”.

Ha rivelato l’ex Mineiro, aggiungendo al tempo stesso: “Adesso però sono nel Torino e voglio essere concentrato su quello che facciamo qua. Nel mercato non si sa mai cosa succede. Però adesso ho la testa qua al Toro e mi alleno in quest’ottica”. Nonostante il romanticismo e le ripetute dichiarazioni d’amore per i granata, le possibilità di osservare le prodezze del numero 3 al Filadelfia anche il prossimo anno sono ridotte al minimo. Bayern Monaco all’estero, Juventus, Milan e prime su tutte l’Inter di Simone Inzaghi in Italia, hanno messo nel mirino il roccioso difensore centrale e sono pronte a “fare follie” per annetterlo al proprio arsenale. Nel frattempo il patron del club Urbano Cairo non ha perso tempo e preparandosi ad un infuocata asta estiva ha da poco strappato il prolungamento contrattuale con il calciatore.

Bremer
Gleison Bremer, centrale del Torino

Un argine che per quanto destinato plausibilmente a cedere servirà almeno ad ottenere offerte sostanziose e dunque un importante gettito di denaro.Il rinnovo di Bremer è una cosa bellissima, lui è un grande difensore e un grande uomo che ha saputo dimostrare riconoscenza verso un club che lo ha fatto crescere” ha a tal proposito attestato l’imprenditore alessandrino, manifestando dunque gratitudine per la lealtà del centrale e del suo staff: “Il ragazzo ha procuratori di grande qualità, persone che sanno valutare quanto è stato dato e si comportano di conseguenza. Come spesso accade, le persone per bene si mettono insieme”. Concludere al meglio l’avventura sulle sponde del Po per poi essere libero di sognare, sembra dunque questo il destino di Bremer, deciso dunque a dare il suo contributo a Juric&Co prima di addentrarsi nel ballo del mercato. E si sa che se è vero che “quando si è in ballo bisogna ballare” il difensore è pronto a entrare in pista al ritmo di…samba brasiliana.

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